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Il cambiamento nelle aziende: fine del vantaggio competitivo?

17 Nov 2016

Nelle strategie aziendali è sempre più chiaro quanto non sia più possibile contare su vantaggi competitivi permanenti. Le aziende più competitive nel futuro saranno quelle più capaci di sfruttare vantaggi competitivi transitori in ambienti sempre più volatili e incerti (McGrath e Gourlay 2013).

Se una volta quindi erano separati, oggi strategia competitiva, innovazione e cambiamento organizzativo sono invece campi sempre più convergenti. Questo richiede una sempre maggiore plasticità dei manager che nell’arco della propria vita professionale sono obbligati a rimettere in discussione più volte le proprie convinzioni, le proprie competenze e le proprie abilità.

Il cambiamento sta dunque diventando una realtà concreta: cosa è però necessario fare per non rimanere travolti dai suoi scossoni, ma anzi riuscire a sfruttarli per crescere e prosperare?

La risposta sta nella parola ‘antifragilità’, perché ‘antifragili’ dovrebbero essere le nostre imprese e i nostri manager, ossia capaci di rafforzarsi dal confronto continuo con le sollecitazioni del mondo.

I manager di oggi devono quindi fare in modo di rendere la loro organizzazione antifragile: l’antifragilità delle persone che compongono un’azienda non è però una competenza che si possa apprendere attraverso un semplice percorso formativo. I manager hanno quindi una tripla responsabilitàsviluppare la propria antifragilitàfacilitare lo sviluppo dell’antifragilità dei propri collaboratori e realizzare la risposta antifragile della propria organizzazione.

Non sono quindi più necessari solo dei manager, ma, soprattutto, dei leader, ispiratori e trasformatori. Non è nemmeno detto che queste figure debbano stare ai vertici di un’organizzazione: quel che funziona e che continuerà a funzionare è un sistema non più gerarchico, ma basato invece sulla leadership collettiva e di responsabilità diffusa.

Con Quaeryon abbiamo così iniziato a sperimentare, già da alcuni anni, un approccio nuovo che abbiamo volutamente chiamato ‘Humanistic Innovation’ partendo dalla nostra esperienza professionale individuale: le persone, prima di tutto, costituiscono la leva del rilancio e della riconversione industriale e tecnologica delle imprese. Alle aziende viene quindi proposto un approccio che consente di creare valore attraverso l’adozione di cambiamenti operativi, progettuali, organizzativi funzionali all’eliminazione delle disarmonie che caratterizzano l’operatività, ma coinvolgendo le persone in modo attivo e responsabile nella costruzione di soluzioni trasformative.

L’antifragilità passa infatti attraverso una consapevolezza di sé maggiore e una responsabilità personale – del leader – forte. È quindi importante lasciarsi alle spalle ogni approccio naif alla gestione dei collaboratori per sviluppare una cultura di sensibilità nuova.

leader del futuro dovranno cioè misurarsi sul piano del ‘saper essere’ più che su quello del ‘saper fare’. A fare la differenza non saranno più le abilità che possiedono, ma il tipo di persone che sapranno essere, la maturità psicologia che avranno raggiunto, la loro capacità di lavorare su se stessi senza timori o particolari meccanismi di difesa.

da Esploratori del Cambiamento

Fonte: https://www.linkedin.com/pulse/il-cambiamento-nelle-aziende-fine-del-vantaggio-elena-murelli